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Foto & Grafia
Alberto Maria Melis


"E' un'illusione che le foto si facciano con la macchina ... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa ..."

 

H. C. B.




25.01.2020
Czesława Kwoka - foto di W. Brasse

Io oggi mi alzo in piedi per la piccola Czesława Kwoka, che aveva 14 anni, e che venne assassinata ad Auschwitz 12 marzo 1943 con un'iniezione di fenolo nel cuore. bPuò esistere davvero una Retorica dello Sterminio?

Alcune parole, tra loro slegate, le prime scritte su fb da un amico e le seconde pronunciate da una ragazzina al termine del suo percorso al liceo, mi inducono a un ragionamento sulle manifestazioni della Memoria, mai così numerose e ricche di materiali e contenuti, mai così invise a una parte della popolazione: che sbuffa, storce il naso, deforma, relativizza o più semplicemente, ma volutamente, ignora.

In un post Luca Bravi, storico e responsabile di Memors, Museo Virtuale del Porraimos,  scrive che “sta nascendo una strana (per me assurda) discussione nazionale sul giorno della memoria, i treni ecc. con la strana teoria del ‘siccome c’è ancora il razzismo allora non serve a niente, anzi il giorno della memoria sarebbe pericoloso per la retorica che aumenta i razzisti per saturazione del tema’. Sulla sua bacheca anche Domenico Guarino, giornalista di Controradio Firenze, si domanda se “Coltivare la Memoria della Shoa ci serve davvero? O, come qualcuno, anche nel mondo accademico, sostiene, in realtà sarebbe addirittura pericoloso perché 'saturando' il tema, aumenta il razzismo di ritorno?”.

Personalmente, a prescindere dalle risposte che si danno e ancora si daranno Bravi e Guarino (Bravi non ha dubbi nel sottolineare di non aver “mai visto chi se ne occupa in maniera seria, tante e tanti, fare retorica, perché le attività di chi fa retorica in 20 anni si sono svuotate da sole e se continuano vanno deserte.”), registro, e non da oggi, che questo genere di accuse viene solitamente mosso da persone che per grandi tratti possono essere annoverate tra:

- gli appartenenti alle culture di destra, che tentano così di autogiustificare gli incontenibili pruriti che avvertono ogni qualvolta riemergono le responsabilità storiche dei fascismi negli stermini;

-  i credenti cattolici e cristiani che non hanno ancora interamente metabolizzato gli sforzi della Chiesa, a partire dalla bozza Decretum de Judaeis di Papa Roncalli sino alla grande e incessante opera di Papa Wojtyla, nel riconoscere le responsabilità dell’antigiudaismo religioso nel conformarsi della Shoah;

- gli odiatori professionali di Israele, di varia e contrapposta identità politica, capaci impudicamente di sostenere che di troppa Shoah si parli, e che troppa retorica si faccia, e che di troppo pochi altri stermini si accenni, solo per compiacere le immaginarie lobbies mondiali del potere economico e finanziario ebraico (allucinazione che ha incredibilmente attraversato intere epoche e che, vuoi per uno scherzetto di uno Zar agli inizi del secolo scorso, vuoi per un diroccato antisionismo, vuoi per le ultime tesi sovraniste, indefessamente persiste ancora).

Critiche, dunque, quelle sulla presunta retorica o sovrabbondanza capaci di generare reazioni opposte, quali saturazione o addirittura recrudescenze razziste, di fatto poco oggettive e anzi variamente interessate a mascherare – Cicero pro domo sua – ben altre oppositive motivazioni.

Epperò che qualcosa non vada, o per meglio dire che la strada da fare per pervenire a una vera e diffusa coscienza di ciò che è stato sia ancora tanta, e dura, l’ho potuto personalmente  riscontrare nella reazione infastidita di una ragazza fresca di Liceo, che di cuor suo parlava ugualmente di retorica, e di uffa e uffa, e persino di noia, e che messa alle strette mi ha candidamente confessato di aver subito, riporto letteralmente, per anni e ad opera dei suoi professori, la visione di La vita è bella e del Bambino dal pigiama a righe, meritevoli quanto si vuole, e beninteso per chi vuole, dal punto di vista cinematografico, ma inattendibili dal punto di vista storico, e perciò debolissimi alla bisogna.

 Ed è allora che mi sono domandato se il ventre molle di una Memoria ancora così difficile da radicarsi, non sia in realtà e talvolta l’approssimazione, la faciloneria e l’uso di mezzi inadeguati nel raccontare ciò che è successo come è realmente successo. Non c’è dubbio infatti che insieme a tante persone capaci e preparate, altre affrontino nel modo più superficiale possibile, spesso improvvisando, la storia dei due tentativi di genocidio (la Shoah e il Porrajmos) e delle sanguinarie persecuzioni/eliminazioni naziste (quali quella operata contro i disabili). Non solo, peraltro, tra i banchi di scuola: ho potuto recentemente leggere, su un bollettino sindacale, un lungo articolo basato interamente sull’errata interpretazione del termine ebraico Shoah, declinato, ancora una volta(!), in sacrale olocausto-sacrificio.

Personalmente sono convinto che molto ancora si possa migliorare, a partire forse da una diversa impostazione geografica e temporale della narrazione dello sterminio, ovvero accentrando e portando l’attenzione su ciò che già successe ad Est e nei Paesi Baltici prima ancora della Conferenza di Wannsee, con l’obbiettivo di meglio rappresentare la demoniaca sinergia tra l’ideologia nazista e il diffuso odio antigiudaico di antica matrice religiosa. Ma a prescindere da questo resto anche convinto che ogni iniziativa debba comunque ricondurre idealmente e molto semplicemente, tutti, all’imperativo delle parole di Günther Anders: “Ognuno tenti di ricordarne uno solo, uno che è stato o uno che sarà. Può darsi che la somma dei nostri pensieri e del nostro lutto si avvicinerà a quello che noi dovremmo veramente piangere. E forse da questi pensieri potremmo estrarre la forza per deciderci: ottenere che coloro che oggi piangiamo in anticipo tuttavia sopravvivano, che il terribile non accada. In questo pensiero e in questa decisione, nata dal lutto, vi prego di alzarvi in piedi”.

Io oggi mi alzo in piedi per la piccola Czesława Kwoka, che aveva 14 anni, e che venne assassinata ad Auschwitz il 12 marzo 1943 con un'iniezione di fenolo nel cuore.

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15 ottobre 2019

Manifestazione per il Clima del 27 settembre a Cagliari


15ottobrefotoblog

Fino a quando i ragazzi avranno voglia di marciare insieme e di gridare forte la loro protesta, ci sarà una speranza.


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7 settembre 2019

“Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli …(…) che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare” Matteo 18,16.


14agostofotoblog

Due giorni fa Rayem, un bambino italiano di tre anni dalla pelle nera, figlio di un immigrato, si è avvicinato alla carrozzina condotta da una coppia ventenne, per quella sorta di ipnotica attrazione che spinge i piccolini a osservare i nuovi venuti, ovvero a rispecchiarsi istintivamente in un'altra vita appena venuta al mondo. Prima ancora, però, che gli occhi di Rayem potessero pascersi di meraviglia, il maschio della coppia ha infierito su di lui con dei calci allo stomaco, perché non si avvicinasse al sangue del suo sangue. Vent'anni l'uomo, tre anni il bambino. Abbastanza il primo per mettere in pratica i dettami appresi alla scuola dell'odio che è diventata l'Italia negli ultimi quindici mesi. Abbastanza il secondo per mantenere memoria a vita dell'esser stato vittima.

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14 agosto 2019

14agostofotoblog
I

Molti uomini e molte donne, in questa estate torrida e feroce, hanno chiamato la Capitana Carola Rackete della Sea Watch "ragazza". Con amore, con odio, con ammirazione, con disprezzo, con tenerezza, con superiorità, con complicità da pari a pari in uno specchio.
Dopo aver "scoperto" questa foto che risale al 2017, uno scatto non ben visionato tra i centinaia fatti in occasione di un incendio nella zona industriale di Cagliari, non riesco a pensare, col fiato sospeso e il cappello in mano, che a questo titolo:

Ragazze


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11 agosto 2019

MamadouGrande

Esistono tanti modi di pregare quanti probabilmente di bestemmiare. Saperli riconoscere e distinguere gli uni dagli altri, anche laicamente, è ciò che ci impedisce di credere agli idoli, e di prestar fede agli architetti dei moderni sabba, ovvero a chi sventola santini e rosari mentre inchioda sulla Croce, o affoga in mare aperto, gli ultimi della Terra.

Non so quali pensieri stesse rivolgendo a Dio questo rifugiato, sotto un maestoso ficus in Viale Trieste, a Cagliari, né se le sue fossero suppliche, rimproveri o ringraziamenti. Però di sicuro erano preghiere, non bestemmie.


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5 agosto 2019

MamadouGrande

Non conosco il nome di questo bambino, so solo che un mio amico lo chiama Mamadou Grande. Lo fotografai in Piazza del Carmine durante un torneo di scacchi, dopo aver chiesto con un cenno della testa il permesso a sua madre. Ho ripensato a lui oggi perché oggi il Senato della nostra Repubblica ha definitivamente approvato un decreto costruito appositamente per impedire alle navi delle Ong di soccorrere i naufraghi nel Mediterraneo, lasciando loro quali uniche alternative quella di affogare o di essere riportati coattivamente nei lager libici dove ogni respiro è tortura e morte.

Una trappola ordita contro tutti i Mamadou a cui sono state legate le mani dietro la schiena, per impedirgli di giocare la partita a scacchi più importante della loro vita, quella per la sopravvivenza.



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3 agosto 2019

foto3agosto

L’istinto degli uccelli per il volo e dei bambini per l’arrampicarsi ha qualcosa di simile: è repentino, inarrestabile, liberatorio.



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2 agosto 2019

foto2agosto
Oggi, 2 agosto, anche in Italia si celebra La Giornata Europea e Mondiale del Porrajmos o Samudaripen, lo sterminio di centinaia di migliaia di rom e sinti sotto il regime nazista.
In Memoria.


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31 luglio 2019

fotowilliam2
Del funerale del giovane William, morto in un incidente stradale nell'ottobre del 2018, si è discusso a lungo sulla stampa locale, per la vastissima partecipazione degli abitanti dei quartieri popolari di Cagliari e per le sue modalità, che hanno sollevato molte polemiche. Personalmente - credo di essere stato l'unico fotografo che ha seguito il corteo e assistito alla tumulazione della salma - ho visto e respirato solo un immenso dolore: di fronte al quale, soprattutto se si ha in mano una macchina fotografica, conta solo il rispetto.


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27 luglio 2019


edimburgo

A guardarli in viso, gli Uomini della Pacchia, quelli che partendo dall'Africa non sono affogati nel Mediterraneo diventato il più feroce dei mari, quelli che si sono ritagliati spazi angusti e corridoi d'ombra per sopravvivere, quelli che nonostante tutto riescono ancora a raschiare dal fondo un po' di denaro da rimettere a casa, a guardarli bene in viso, a volte, hanno negli occhi la stanchezza di vivere. La stanchezza di noi.


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26 luglio 2019


edimburgo

Royal Mile a Edimburgo, ora di punta, lei è una ragazzina di probabile origine pachistana, 14 anni, forse. E' sola. Si avvicina decisa a un falconiere, anch’esso straniero,  che sbarca il lunario con tre grossi rapaci tenuti impietosamente  in gabbia. Discute con lui per qualche minuto, poi indossa sul braccio sinistro un grosso guanto a protezione degli artigli del rapace e quindi chiede al falconiere di scattarle alcune foto col cellulare che poco prima gli ha affidato. Si intuisce subito che non è il solito scatto da gettare nella fornace di facebook o di istangram. Lei abbraccia il rapace con tenerezza, sfiora col naso le sue piume, lentamente, socchiude gli occhi e se ne pasce. Certo è solo una suggestione: ma l’impressione è che la ragazzina ripercorra qualcosa di già avvenuto, forse lontano da Edimburgo e dalla Scozia, forse in un luogo che chiamava casa.


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24 luglio 2019


mangiabarcheblopiccola

Poi pensi che Gerusalemme, semplicemente, non potrebbe esistere. Non con la sua storia di fede e sangue a ogni muro di ogni crocicchio. Non con la babele sorda di lingue reciprocamente inascoltate. Non con le vie crucis a gomitate nel suq, i venerdì armati contro il nemico eletto, i canti e i balli degli tzaddikim folli di gioia sulla spianata, protetti da soldatesse falascià dalla pelle nera, poco più che bambine. Sui portoni delle più antiche chiese di Gerusalemme troverete spesso un cartello che vi prega di non portare armi oltre il sagrato, sui muri di cinta dei luoghi diversamente sacri e delle mille rappresentanze consolari scorgerete interminabili corone di filo spinato. Eppure la città sui sette colli che non potrebbe esistere, semplicemente esiste e continuerà a esistere. Almeno siano a quando su ogni intrigo di filo spinato continueranno a posarsi i passeri.

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23 luglio 2019


mangiabarcheblopiccola

A Saintes Maries de La Mer, in Camargue, Francia, ogni anno si svolge la processione a mare di Santa Sarah Kalì, Sara la Nera, venerata da tutti i rom, i sinti, i manouches e i kalo europei ed extraeuropei di religione cattolica. La statua della Santa, che la tradizione vuole originaria dell'Alto Egitto, serva nera di Maria Salomé, custodita per tutto l'anno nella cripta della locale cattedrale, il pomeriggio del 24 maggio viene portata sino al mare, accompagnata da una folla immensa. Il 24 maggio del 2015 a seguire Santa Sara, e i cavalieri che le aprivano la strada sino al mare, c'ero anch'io. Appesantito dalle scarpe e dagli abiti inzuppati, ma proprio a un passo dal cavallo che improvvisamente si è imbizzarrito e poi è precipitato su un fianco. A processione conclusa, e a scarpe ed abiti cambiati in un carrozzone manouche, la festa è continuata per le strade di Saintes Maries de La Mer.

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23 luglio 2019

mangiabarche2
mangiabarcheblopiccola

Inauguro queste pagine dedicate alla fotografia col mio amico Mangiabarche. So di non essere l'unico che definisce così questo piccolo faro situato su uno scoglio a qualche centinaio di metri dalle coste di Calasetta, in Sardegna. E' un privilegio che credo di essermi guadagnato, come altri, stando lì con la mia macchina fotografica, a volte completamente da solo, mentre mare e vento lo mettevano a dura prova. Mangiabarche, come tutti i fari, ma in particolare quelli esposti alle grandi onde di burrasca, è generatore di Meraviglia e di Poesia, ma anche metafora di Resistenza. Ancor più in questi tempi in cui dalla terraferma si chiudono impunemente i porti e si nega ogni speranza ai naufraghi.

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rotusitala@gmail.com