RICORDOCHENON

Fulmini & Lapponi




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Il ritratto del prozio Skudela

Nel quale si viene a sapere che Tom Tom va matto per i fulmini e che mamma Lena Langbakk forse è diventata musulmana

 

- Dov'è la mamma? - chiese Tom Tom a Polly.

Tom Tom era rientrato da scuola e aveva qualche diavolo per capello. In una scala da uno a dieci diavoli per capello, per essere più precisi, avrebbe detto di averne undici. A scuola il suo esperimento era fallito. Aveva scommesso con i suoi compagni che alle 10 in punto, nel bel mezzo del temporale previsto per quella mattina dall'Ufficio Meteorologico della Contea, avrebbe attirato un fulmine nel cortile della scuola.

Ma alle 10 in punto (mai credere alle previsioni degli Uffici Meteorologici), sulla ridente cittadina di Salisbury, Wiltshire, Inghilterra occidentale, non cadeva nemmeno una goccia di pioggia. Così che l'acchiappa fulmini che aveva costruito sotto l'occhio attento dell'insegnante di fisica, una lunga asta metallica sormontata da un imbuto di alluminio e avvolta in una spirale di filo di rame grosso un pollice e collegato a due alettoni di lamiera, non era servito a nulla.Quando poi la pioggia, un'ora più tardi, aveva cominciato a venir giù a catinelle, i fulmini si erano dati appuntamento da un'altra parte. Sul campanile della cattedrale gotica di St. Mary’s, nel bosco a ridosso dell'ansa del fiume Avon, sul picco di una collina non troppo distante e persino sul campo di calcio, dove il più volenteroso di essi era rimbalzato sulla panchina della squadra ospite e aveva incenerito il pennone portabandiera della gloriosa squadra del Salisbury Football Club.

- Polly - chiese di nuovo a sua sorella - dov'è la mamma?

Polly, con un coltellaccio da cucina in mano, riemerse per una frazione di secondo da una montagna di pezzi di bambola, teste, braccia, gambe, occhi, parrucche e orecchie. La sorella di Tom Tom ogni tanto pensava che da grande avrebbe fatto il medico chirurgo.

- La mamma è in camera sua, fratellino - disse. - Come ti sei fatto quel livido sotto l'occhio?

Tom Tom non rispose e corse in cucina. Polly lo chiamava spesso “fratellino”, anche se in realtà era la sua sorella minore. Prese un cubetto di ghiaccio dal frigorifero, lo poggiò sull'occhio destro e si avvicinò alla finestra. Non pioveva più. Ma in lontananza schioccò un fulmine.

- Accidenti! - Tom Tom restò a bocca aperta. Era un triplo fulmine. Anzi, un fulmine a tre braccia. Un fulmine raro. Azzurro e bianco e viola. Se si fosse abbattuto nel cortile della scuola avrebbe lasciato senza parole tutti i suoi compagni. I quali invece - oh, oh! ah, ah! Il signor acchiappa fulmini ha fallito un'altra volta! - avevano ridacchiato alle sue spalle. Soprattutto quegli odiosi fratelli Whiffle, ai quali però prima o poi...

Tornò in cucina. La tavola era spoglia e i fornelli spenti. Soppesò la cosa con attenzione. "Mmm...". Era preoccupante. Non era mai successo che al suo rientro da scuola la tavola non fosse imbandita e il pranzo servito sui grandi piatti di ceramica finlandese. La mamma aveva ereditato quei piatti da un prozio di nome Skudela, il cui ritratto faceva bella mostra di sé su una parete in salotto. Un omaccione dall'aspetto rude, con il naso a patata e una folta barba bionda.Piatti e  ritratto erano arrivati due anni prima dalla Finlandia con un corriere speciale, insieme a una batteria di pentole di cotto, una pelliccia di foca, una collana di denti di orso bianco e due coltelli ricurvi dai manici intarsiati di osso di balena.

Raggiunse sua sorella, con il cubetto di ghiaccio ben pigiato sull'occhio. Solo in quel momento si rese conto che Polly aveva il viso dipinto a metà di nero e indossava una tunica rossa che le arrivava sino ai piedi, tempestata di ghirigori dorati.

- Beh?

Polly fece un inchino cerimonioso. - Signore e Signori, ecco a voi uno dei tre Re Magi, Baldassarre - disse. Allargò le braccia: - Ma non credo che potrò andare a scuola alle prove per la recita natalizia, questo pomeriggio, se la mamma non esce subito dalla sua camera. Mi ha vestito, ha cominciato a truccarmi il viso, è andata un momento in camera sua e dopo un po' ho sentito un grido...

- La mamma ha gridato?

- Altroché! Poi ha chiuso la porta a chiave e ha cominciato a piangere. Ho pensato che avesse visto un altro di quegli scarafaggi che hanno fatto il nido sotto le tubature del bagno. Ma se avesse visto uno scarafaggio, non si sarebbe chiusa in camera, non credi?

- Mmm... - acconsentì Tom Tom.

- In ogni caso non ha smesso di frignare neanche dopo aver telefonato a papà.

- Vuoi dire... - Tom Tom quasi balbettò, - vuoi dire che mamma ha chiamato papà in ufficio?

- Sì. Non ho sentito bene cosa diceva al telefono, credo però che papà...

La porta d'ingresso si spalancò.

- Papà! - esclamò Polly correndogli incontro.

Ma il signor Reginald Wilbert Cheesewright, Reggie per i pochi amici, vice aiuto ragioniere capo alla Barclay's Bank di Salisbury, di ritorno a casa quattro ore prima del solito, sembrava non aver tempo per i convenevoli. - Dov'è vostra madre? - chiese ansimando - E voi siete pronti? Presto! Il taxi è qui fuori! Con questo tempaccio sarà un miracolo se riusciremo a raggiungere l’aeroporto di Heathrow in tempo per l'imbarco!

Tom Tom lasciò scivolare il cubetto di ghiaccio sul pavimento. Aeroporto? Imbarco?

Il signor Cheesewright, che un osservatore imparziale avrebbe definito alto e allampanato, era pallido in volto. E il nodo della sua cravatta, cosa decisamente straordinaria, era allentato e messo di traverso. - Si può sapere dov'è vostra madre? - ruggì, lanciando la valigetta 24 ore sul sofà e centrando in pieno l’albero di Natale.

Tom Tom fece un balzo e afferrò al volo una pallina argentata, un attimo prima che colpisse il televisore: - E' nella sua camera - disse.

Ma la mamma non era più nella sua camera. Ora avanzava a piccoli passi in salotto, reggendo due pesanti valigie. Tom Tom la riconobbe solo dagli stivali di pelle chiara e dal pesante giaccone di tweed a spina di pesce. La signora Lena Langbakk, coniugata Cheesewright, aveva il viso coperto da uno velo azzurro che le ricadeva dal capo e che lasciava intravedere solo gli occhi.

Che fosse diventata musulmana?

- Tom Tom - la mamma smise di singhiozzare e riprese fiato - chi ti ha fatto quel brutto livido sotto l'occhio?

- Sono stati i fratelli Whiffle... Avevo scommesso che un fulmine sarebbe caduto nel cortile della scuola, e all’uscita di scuola loro…

- Non c'è tempo per i fratelli Whiffle... e neanche per i fulmini! - lo interruppe il signor Cheesewright, aggiustandosi il nodo della cravatta. - Tu - e puntò l'indice contro Polly - infilati qualcosa di pesante. E tu - ora il papà si rivolse a lui - prendi il ritratto della prozia Skudela!

- Del prozio Skudela, vuoi dire...

- Ma che prozio e prozio! - il papà indicò minacciosamente il ritratto. - Quello... quella... Oh, lo so ben io come stanno le cose!  - e si portò un dito sulle labbra. - Mi raccomando! Neanche una parola in taxi! Non fate domande! Non fiatate! Non dite neanche “bimbo!!”

Tom Tom s'infilò la giacca a vento, staccò il ritratto dalla parete e seguì sua sorella verso il taxi. Proprio in quel momento un fulmine a quattro braccia si allargò nel cielo.

"Oh Dio Dio Dio!", pensò Tom Tom. "Questo è il fulmine più straordinario che io abbia mai visto! Uno zuccherino! Una saetta fragola miele e panna montata!". Ma non disse nulla e salì velocemente sul taxi, sotto lo sguardo arcigno di suo padre. Il signor Reginald Wilbert Cheesewright, in una scala da uno a dieci diavoli per capello, sembrava averne almeno dodici.

 




















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