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Lunario dei Giorni di Memoria


       Quarta settimana

scialle


Misha Corre

Jerry Spinelli

(...) Mi fece conoscere gli altri. Erano in una stalla, insieme ai cavalli. Di solito i cavalli restavano in strada, ma adesso, a causa dei bombardamenti, per loro era più sicuro rimanere al chiuso. Ci sedemmo vicino a un cavallo grigio dall'aria triste. Quando questo fece la cacca, due ragazzi si alzarono e andarono nel box accanto, dove ce n'era un altro. Un momento dopo sentimmo uno scroscio sulla paglia, e i due tornarono. Uno disse: - preferisco la cacca.

- Dove l'hai trovato? - chiese un ragazzo che fumava una sigaretta.

- Dalle parti del fiume - rispose Uri. - Ha fregato una pagnotta a una riccona appena uscita dal fornaio.

- E com'è che tu non l'hai fregata a lui? - chiese un altro, che fumava un sigaro lungo quanto la sua faccia.

Uri mi fissò: - Non lo so.

- E' un nanerottolo - disse qualcuno. - Ma guardatelo.

- Tirati su - disse qualcun altro.

Io lanciai un'occhiata a Uri. Lui sollevò un dito. Mi alzai.

- Vai laggiù - disse qualcuno. Un piede mi centrò il didietro, spingendomi veros il cavallo.

- Visto? - disse il fumatore di sigaro. - Neanche gli arriva al culo.

Una voce dietro di me squittì: - Se resta lì, il cavallo gli fa un cappello nuovo!

Risero tutti, anche Uri. Fuori dalla stalla continuava a tuonare.

I ragazzi che non fumavano, mangiavano. In un angolo c'era una montagnola alta quanto me, fatta di pagnotte di ogni forma e di salsicce di ogni dimensione e colore, frutta e dolci. Ma solo metà della montagnola era roba da mangiare. Al suo interno vidi scintillare un po' di tutto: orologi, pettini, rossetti, occhiali. Da un angolo faceva capolino il piccolo muso appiattito di una volpe.

- Come si chiama? - chiese qualcuno.

Uri mi fece un cenno. - Dì come ti chiami.

- Ladro - dissi io.

- Ehi, sa parlare! - sghignazzò un altro.

Risero, sputando fumo dalla bocca.

Però un ragazzo non rideva. Aveva una sigaretta infilata dietro ciascun orecchio. - Secondo me è un idiota.

Un altro ragazzo si alzò e mi venne vicino. Si chinò. Mi annusò. - Puzza -. Mi soffiò il fumo in faccia.

- Guardate! - gridò qualcuno. - Puzza  tanto che perfino il fumo diventa verde!

Risero di nuovo.

Lo sputafumo indietreggiò. - Allora, Ladro, sei un idiota puzzolente?

Non sapevo che dire.

- E' stupido - disse il ragazzo che non rideva. - Ci caccerà nei guai.

- E' svelto - disse Uri. - Ed è piccolo.

- E' un nanerottolo.

- Essere un nanerottolo ha i suoi vantaggi - replicò Uri.

Il ragazzo si chinò e mi guardò in faccia: - Sei un ebreo?

- Non lo so.

Mi tirò un calcio a un piede. - Come fai a non saperlo? O sei ebreo, o non lo sei.

Scrollai le spalle.

- Ve l'ho detto che è stupido - disse il ragazzo che non rideva.

- E' piccolo - disse Uri. - Poco più di un bambino.

- Quanti anni hai - chiese lo sputafumo.

- Non lo so.

Lo sputafuno allargò le braccia. - Ma non sai niente?

- E' stupido.

- Uno stupido ebreo.

- Uno stupido ebreo puzzolente.

- Un piccolo stupido ebreo puzzolente.

Altre risate. Ogni volta che ridevano, si lanciavano pezzi di cibo l'un l'altro, e ne tiravano anche al cavallo.

Lo sputafumo mi schiacciò il naso con la punta di un dito. - Sai fare questo? -. Si piegò all'indietro a guardare il soffitto, aspirando la sigaretta fino a strabuzzare gli occhi. Sorrideva. Ero sicuro che mi avrebbe sparato contro tutto quel fumo, soffocandomi. Invece no. Si voltò verso il cavallo. Gli sollevò la coda, e gli soffiò nel didietro un torrente di fumo argenteo. Il cavallo nitrì.

Risero tutti.

Anche il ragazzo che non rideva. Anch'io.

I tuoni lontani somigliavano ai battiti del mio cuore dopo una corsa.

- Dev'essere ebreo per forza - disse qualcuno.

- Cos'è un ebero? - chiesi.

- Rispondete al nanerottolo - disse qualcuno. - Spiegategli cos'è un ebreo.

Il ragazzo che non rideva tirò un calcio alla paglia, lanciandola verso un ragazzo che non aveva aperto bocca. Aveva un braccio solo. - Quello è un ebreo -. Si puntò il dito sul petto. - Io sono un ebreo -. Indicò gli altri. - Lui è un ebreo. E lui. E lui -. Indicò il cavallo. - E anche quello -. Si mise in ginocchio e frugò fra la paglia intorno alla cacca di cavallo. Trovò qualcosa e lo sollevò. Era un piccolo insetto marrone. - Questo è un ebreo. (...)




















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