RICORDOCHENON

Il segreto nella scatola




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C’era una volta un bambino chiamato Simone che non aveva neppure un segreto.

A dire la verità non sapeva neppure cosa fosse, un segreto. Sino quando nel giardino della scuola, durante la ricreazione, vide che Luca e Alberto confabulavano tra loro sottovoce.

- Ehi, di cosa state parlando?

- Non possiamo dirtelo - risposero Luca e Alberto, - è un segreto!

- Oh, ah! - disse Simone. E si avvicinò a Ludovica e Marianna, che sedute all’ombra dell’albero di mimose parlottavano a bassa voce, coprendosi la bocca con la mano come se un uccellino di passaggio potesse farci il nido dentro.

- Ciao. Di cosa state parlando?

- Che domande! Non possiamo certo dirtelo - risposero Ludovica e Marianna.

- Perché?

- Perché è un segreto! - e subito ripresero a parlottare sottovoce, girandogli persino le spalle per non farsi sentire.

Matteo allora corse vicino alla fontanella dei pesci rossi, dove Alfredo e Giovanni chiacchieravano fitto fitto.

Ma quando Simone si avvicinò entrambi diventarono muti come i pesci nella fontanella.

- Giochiamo a pallone? - chiese loro Simone.

- Uff! - disse Alfredo. - Non ti sei accorto che stavamo parlando?

- Beh, sì… - cincischiò Simone. - E di cosa stavate…?

Ma questa volta non riuscì neppure a finire la domanda.

- Non possiamo dirti niente! -  lo interruppero all’unisono i due bambini. - E’ un segreto!

Quando tornò a casa Simone chiese alla mamma cos’era un segreto.

E la mamma gli spiegò che un segreto è qualcosa che non vogliamo che gli altri sappiano. Qualcosa di cui un po’ ci vergognamo. Oppure qualcosa di speciale e di straordinario che appartiene solo a noi e che non dobbiamo rivelare a nessuno.

- A nessuno nessuno?

- Beh, magari possiamo rivelarlo a un amico. Ma a uno solo.

- Anche tu e il papà avete un segreto? - chiese Simone alla mamma.

- Certo.

- E che segreto è?

- Ma che domande! - scosse la testa la mamma - Non posso certo dirtelo, perché se non non sarebbe più …un segreto!

Simone salì in camera sua, si sedette sul bordo del letto e decise che non era giusto che tutti avessero un segreto e lui no. Ma per quanto ci pensasse e ripensasse non riuscì a trovarne neppure uno, neppure uno piccolo piccolo, che andasse bene per lui.

Qualcosa di cui un po’ ci vergognamo, aveva detto la mamma.

Simone aveva un fratellino più piccolo che faceva ancora la pipì nel letto. Ma quello non poteva essere certo un segreto, visto che tutti i bambini piccoli fanno ancora la pipì nel letto.

E il suo papà russava così forte, ma così forte che i vetri delle finestre tremavano e i gatti di tutto il vicinato si rifugiavano sui tetti e miagolavano spaventati. Ma neanche questo andava bene, perché già tutti sapevano che il suo papà russava come un vecchio orso con la sinusite cronica e con il raffreddore: con tutto quel frastuono e quei vetri che tremavano e quei gatti che miagolavano.

Oppure qualcosa di speciale e di straordinario, aveva detto la mamma.

Simone una volta, al circo, aveva visto un uomo con un cappellaccio nero in testa e una grande barba rossa che sputava dalla bocca lunghe lingue di fuoco. E anche una ballerina con il tutù azzurro e un ombrellino giallo in mano che danzava su un filo sospeso in aria.

Ma che segreto poteva essere quello, se ad assistere allo spettacolo c’erano tutti i suoi compagni di scuola?

Simone decise perciò di parlare del suo problema con nonno Federico, che era appena tornato da un lungo viaggio in Africa.

Nonno Federico lo ascoltò pazientemente. Poi si arricciò le punte dei baffi (il nonno aveva dei lunghissimi baffi che somigliavano ai manubri di una bicicletta da corsa) e prese dalla sua valigia una scatola di legno di forma ovale, con un coperchio rosso sormontato da una pietra rotonda e azzurra come il cielo.

- Proviamo ad aprirla? - gli disse nonno Federico.

Simone fece di sì con la testa.

Il nonno aprì la scatola e Simone vide che dentro…

- Ma non c’è niente dentro questa scatola! - esclamò.

Quella scatola era vuota come il buco di una ciambella.

- Eh, sì! Hai proprio ragione - ammise nonno Federico. - Dentro questa scatola non c’è proprio niente. Ma ora ascoltami…

E così e cosà nonno Federico spiego a Matteo cosa doveva fare l’indomani a scuola.

E l’indomani, quando Simone arrivò a scuola, fece proprio come gli aveva detto il nonno.

Poggiò la scatola ovale per terra, vicino alla sua sedia, in modo che tutti la vedessero bene.

- Ehi! - gli disse dopo un po’ Luca, sporgendosi un po’ dal banco. - Cosa c’è in quella scatola?

Simone non rispose subito. Prima fece una faccia molto dispiaciuta. Poi scosse un po’ la testa e...

- Non posso dirtelo - sussurrò.

- Perché?

- Perché è un segreto!

- Oh, ah! - disse Luca. E subito bisbigliò all’orecchio di Alberto che ora anche Simone aveva un segreto. Un segreto dentro una scatola ovale dal coperchio rosso sormontato da una pietra rotonda e azzurra come il cielo.

All’ora della ricreazione anche Alberto chiese a Simone cosa c’era dentro la scatola.

E Simone ancora una volta fece una faccia molto molto dispiaciuta.

- Proprio non posso dirti niente, perché dentro la scatola c’è un segreto speciale e straordinario che conosciamo solo io e mio nonno Federico, che è appena tornato da un lungo viaggio in Africa.

- Oh, beh… - disse Alberto. E subito corse da Ludovica e Marianna e gli disse che il segreto che Simone custodiva nella sua scatola ovale era un segreto veramente speciale e straordinario che suo nonno aveva portato dall’Africa.

- Davvero!?! - esclamarono Ludovica e Marianna.

E siccome erano due bambine terribilmente curiose raggiunsero Simone in giardino e gli chiesero se nella scatola ci fosse per caso un uovo di coccodrillo, o un corno di rinoceronte, o un codino di zebra, o i baffi di un giaguaro, o lo zoccolo di un ignù, o uno scarabeo gigante, o un piccolo pipistrello, o una mosca tze tze, o…

- Mi dispiace… - disse Simone, che cominciava a divertirsi davvero. - Dentro la mia scatola non c’è niente di tutto questo.

- Uffa! - sbuffarono allora le due bambine. - Dicci almeno cosa è andato a fare tuo nonno in Africa!

- Mio nonno… mio nonno… - Simone accarezzò la scatola e pensò a qualcosa di veramente strabiliante - …mio nonno è andato a caccia di leoni!

- Oh! - sobbalzarono Ludovica e Marianna. E senza perdere un secondo corsero da Alfredo e Giovanni e gli dissero che il segreto che Simone custodiva nella sua scatola era un segreto strabiliante e anche molto avventuroso, dato che suo nonno era un famoso cacciatore di leoni, il più famoso di tutta l’Africa, perché aveva affrontato tanti di quei leoni, nelle savane e nelle foreste, che ormai non aveva più nessuna paura di loro, ed anzi erano quei cattivacci di leoni che fuggivano con la coda tra le gambe insieme alle loro mogli leonesse, quando lo vedevano arrivare con il suo cappello da esploratore in testa.

Passando di bocca in bocca e di orecchio in orecchio il segreto di Simone diventò così il segreto più segreto e portentoso di cui i suoi compagni avessero mai sentito parlare.

E tutti giuravano che dentro la scatola Simone custodiva la zanna di un leone molto feroce, probabilmente il Vecchio Leone della Montagna, Capo Tribù di tutte le Tribù di leoni africani, che suo nonno aveva affrontato a mani nude in una battaglia che era durata tre giorni e tre notti, e che alla fine della terza notte il nonno aveva vinto dopo aver fatto al Vecchio Leone della Montagna una speciale mossa di karaté che solo lui conosceva, perché gliela aveva insegnata un guerriero cinese molto famoso e più alto dell’albero di mimose in giardino, quando il nonno di Simone era andato in Cina a caccia di pericolosissime tigri lunghe almeno sette metri.

Prima che suonasse la campanella la maestra chiamò Simone alla cattedra e gli chiese se dentro la sua scatola custodisse davvero una zanna del Vecchio Leone della Montagna.

- Non posso dirtelo - rispose Simone.

- Perché? - domandò la maestra.

Simone avvicinò la bocca al suo orecchio e sussurrò: - Perché è un segreto! - e così dicendo se ne tornò al suo banco, tenendo ben stretta sotto il braccio la sua scatola vuota.

Quando Simone rientrò a casa, quella mattina, era davvero molto contento di sé.

- Beh, come è andata? - gli chiese nonno Federico.

- Bene! - rispose Simone, pensando che non c’è miglior segreto… di non avere nessun segreto!

 



















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