Lucilla che asciugò l'acqua del mare
Quando arrivò l'estate Lucilla andò al mare e
decise che il mare era troppo grande e troppo profondo.
"C'è troppa acqua in questo mare!" disse.
"Prenderò il mio secchiello e ne porterò via un poco."
Scavò una buca nella sabbia, riempì il suo secchiello con
l'acqua del mare e la versò nella buca. E riempi e versa e riempi e versa, non
si fermò sino a quando del mare non rimase che una misera pozzanghera.
Non fu certo una bella idea!
"Chi ha rubato l'acqua del mare?" chiese
infuriata, una balena che si era arenata nel basso fondale. "E come faremo
ora a nuotare?" aggiunsero tre pesciolini, un vecchio gambero e un
pescecane.
"Se fossi in te" disse un gabbiano a Lucilla
"rimetterei subito l'acqua al suo posto, prima che quel pescecane si
arrabbi davvero."
"Va bene" disse Lucilla.
Ma quando guardò dentro la buca, Lucilla si accorse che
dell'acqua del mare non ne era rimasta neanche una gocciolina, neppure una,
neppure una piccina piccina. La sabbia l'aveva assorbita tutta!
E così, per ritrovare l'acqua del mare, Lucilla dovette di
nuovo scavare.
Scava e scava e scava e scava, Lucilla arrivò sino al centro
della Terra, dove viveva una talpa mezzo cieca e senza occhiali.
"Hai per caso visto l'acqua del mare che ho versato
nella mia buca?" le chiese Lucilla.
"Be', vista non l'ho vista" rispose la talpa.
"Ma l'ho sentita scorrere in quel buchino che arriva lontano
lontano."
"Lontano lontano quanto?" chiese Lucilla.
"Lontano lontano sino all'altra parte della Terra, dove
c'è il mar della Cina" rispose la talpa.
Lucilla riprese a scavare e finalmente arrivò in Cina. Dove
trovò un mare cinese così grande e così profondo, ma così grande e così
profondo, che quasi aveva sommerso tutta la spiaggia.
"Uffa! Chi ha versato tutta quest'acqua nel nostro
mare?" chiesero una balena, tre pesciolini, un vecchio gambero e un
pescecane, tutti cinesi e tutti con gli occhi a mandorla.
"Io se fossi al tuo posto" disse a Lucilla un
gabbiano, anch'esso cinese e anch'esso con gli occhi a mandorla,
"rimetterei subito l'acqua del mare al suo posto, prima che quel pescecane
si arrabbi davvero!"
E fu così che Lucilla dovette riempire di nuovo il suo
secchiello e versare l'acqua nella buca, fin quando tutta l'acqua del mare
tornò finalmente al suo posto.
Quando Lucilla rientrò a casa, quella sera, la mamma le
chiese se aveva passato una bella giornata e se si era divertita.
"Molto" disse Lucilla. E le raccontò l'avventura
dell'acqua del mare, della balena, dei pesciolini, del vecchio gambero e del
pescecane.
Il lavoro di nonno Matteo
"Posso venire con te al lavoro?"
chiese un giorno Debora a nonno Matteo.
"Va bene" disse il nonno. "Ma ricorda che il
mio è un lavoro molto delicato!"
Debora non sapeva che lavoro facesse il nonno. Il babbo e la
mamma dicevano che era un lavoro segreto e misteriosissimo che solo lui sapeva
fare.
"Stringiti a me" disse il nonno a Debora, facendola
sedere sulla sua motocicletta. Mise in moto e... via!
La motocicletta partì veloce come un razzo, salì su una stradina di montagna,
ridiscese a valle e imboccò un sentiero che portava sino a un bosco.
"E qui che lavori?" chiese stupita Debora.
"Sì" disse nonno Matteo. E subito raggiunse la
tana di un lupo che aveva una zampa ferita. "Come stai oggi?" chiese
nonno Matteo al lupo.
"Un po' meglio dottore" rispose il lupo. E porse
al nonno la zampa ferita, che subito venne medicata e fasciata.
"Ora ho capito!" esclamò Debora, quando il nonno
ebbe finito. "Tu fai il veterinario!"
"Non proprio" disse il nonno. E subito si avvicinò
all'acquetta di un ruscello. "Come stai
oggi?" chiese il nonno all'acquetta.
"Un po' meglio. Ma credo di avere ancora un po' di
febbre."
Così nonno Matteo tirò fuori il termometro, misurò la
temperatura all'acquetta e poi vi lasciò sciogliere dentro due aspirine.
"Non sapevo che anche l'acquetta di un ruscello potesse
ammalarsi!" disse Debora, che non capiva più che razza di lavoro fosse
quello.
"E ora passiamo ai casi più difficili!" esclamò
nonno Matteo. Così dicendo curò a un cinghiale un dente cariato, fasciò le ali
a un'ape che era caduta dall'alveare, consolò un ciclamino che aveva l'emicrania
e si fermò davanti a un albero che non si era accorto che l'autunno era
arrivato da un pezzo.
"Come mai non hai ancora lasciato cadere a terra le tue
foglie?" gli domandò nonno Matteo. "Se non le lascerai cadere, quando
arriverà la primavera non ci sarà posto per le nuove."
"Non mi importa!" rispose l'albero. "Senza le
mie foglie ho freddo!"
Nonno Matteo allora disse qualcosa sottovoce a Debora. E lei corse sino alla
moto, prese una piccola coperta di lana, tornò indietro e l'assicurò al tronco
dell'albero, che subito smise di avere freddo e lasciò cadere le foglie secche.
"Sei stata bravissima!" disse nonno Matteo a
Debora, mentre tornavano a casa. "Ti nominerò mia aiutante
ufficiale."
"Evviva!" esclamò Debora. Poi ci pensò un po' su e
aggiunse: "Ma che lavoro è il nostro?"
Ma a questo nonno Matteo non rispose. Perché quel bellissimo
lavoro era così delicato e segreto che non aveva neppure un nome!
Buon anno, Nonno Re Frugolafrù!
L'ultimo giorno dell'anno è davvero un giorno
molto speciale, nel paesino di Frugolafrù.
Tutti i bambini, quando arriva il tramonto, corrono in
giardino dal vecchio albero dalle foglie colorate di rosa, di giallo, di verde,
di rosso e di blu.
Poi, tenendosi per mano, fanno un gran girotondo giramondo
intorno al vecchio albero Nonno Re, e saltellando e giocherellando gli pongono
un indovinello:
"Nonno Re Frugolafrù,
Sai dirci tu
Chi è quel vecchierello,
Che all'ultimo dell'anno
Si leva il suo capello?
Nonno Re Frugolafrù allora sorride un po', si gratta
il naso con uno dei suoi lunghi rami e poi risponde:
"Ma è il vecchio anno,
E' un anno vecchierello!
Con garbo e simpatia,
Saluta e poi va via!"
"Bravo, Nonno Re Frugolafrù!" dicono
allora i bambini. E subito gli pongono un altro indovinello.
"Nonno Re Frugolafrù,
Sai dirci tu
Chi è quel bambinello
Che arriva a Capodanno,
Che arriva sul più bello?
Nonno Re Frugolafrù allora sorride di nuovo, di
nuovo si gratta il naso con uno dei suoi lunghi rami e poi risponde:
"Ma è il nuovo anno,
È un anno bambinello!
Arriva a Mezzanotte
Davvero sul più bello!"
Così, quando finalmente scocca la Mezzanotte, i
bambini prendono per mano il nuovo amico appena arrivato, e lo presentano al
vecchio albero Nonno Re Frugolafrù. Poi tutti insieme, sotto il cielo stellato,
fanno un altro girotondo giramondo e cantano una canzoncina che pressappoco
dice così:
"Buon anno, Nuovo Anno,
Buon anno, Nonno Re
Nonno di fiabe,
Nonno di Sogni,
Nonno di fate,
Auguri a te!"
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