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Lunario dei giorni di scuola


Appendice quarantaduesimo

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Il Circolo Pickwick

Charles Dickens


«C'era una volta in una cittadina di provincia, lontano lontano da Londra, un ometto di nome Nathaniel Pipkin. Era il maestro della scuola parrocchiale della cittadina e viveva in un casuccia nella viuzza di High Street, a dieci minuti di cammino dalla chiesetta. Lo si poteva vedere ogni giorno, dalle nove alle quattro, intento a insegnare qualcosina ai ragazzini. Nathaniel Pipkin era una creatura innocua, mite, buona; aveva un naso girato all'insù e le gambe girate all'indentro; sguardo un po' strabico e andatura un po' zoppicante. Divideva equamente il suo tempo fra la chiesa e la scuola, nella ferma convinzione che il curato fosse la più brava persona al mondo, la sagrestia la stanza più bella e la sua scuola la migliore di tutte. Una volta, una volta soltanto in vita sua, Nathaniel Pipkin aveva visto un vescovo, un vescovo vero, in carne e ossa, con le braccia infilate in ampie maniche di batista e la testa in un copricapo. Lo aveva visto camminare e lo aveva sentito parlare a una cresima, e in quella occasione era stato sopraffatto da tanta devozione e timore reverenziale che, quando il vescovo gli aveva posato la mano sulla testa, Nathaniel Pipkin era caduto lungo disteso per terra, privo di sensi, ed era stato trascinato fuori della chiesa, a braccia, dal sagrestano.

«Era stato un avvenimento di grandissima importanza, un momento fondamentale nella vita di Nathaniel Pipkin, l'unico che fosse mai occorso a increspare il tranquillo flusso della sua serena esistenza, finché, un bel pomeriggio, in un attimo di distrazione non alzò gli occhi dalla lavagna sulla quale stava escogitando un terrificante problema di somme composte per un monello insolente e non posò lo sguardo sul volto in fiore di Maria Lobbs, l'unica figlia del vecchio Lobbs, il celebre sellaio che abitava dirimpetto alla scuola. A dir la verità, gli occhi di Nathaniel Pipkin si erano posati già molte volte prima sul grazioso viso di Maria Lobbs, in chiesa e altrove, ma mai, come in quel giorno, lo sguardo di Maria Lobbs era stato così luminoso e le sue gote così colorite. Nessuna meraviglia quindi che Nathaniel Pipkin non riuscisse a distogliere gli occhi da quel volto; nessuna meraviglia quindi che madamigella Lobbs, vedendosi fissata da un giovanotto, si ritraesse dalla finestra alla quale si era affacciata per curiosare, chiudesse i vetri e tirasse giù la tenda; nessuna meraviglia che subito dopo Nathaniel Pipkin si lanciasse sullo scavezzacollo disobbediente, gli appioppasse qualche ceffone e gliele desse di santa ragione. Tutto perfettamente normale e non c'è di che meravigliarsi.

         «Gran meraviglia, invece, suscita il fatto che da quel giorno un uomo come Nathaniel Pipkin, di carattere chiuso e riservato, di temperamento ansioso e, soprattutto, di risorse limitatissime, osasse aspirare alla mano e al cuore dell'unica figlia del bisbetico vecchio Lobbs: il vecchio Lobbs, il grande sellaio, che con un sol tratto di penna avrebbe potuto comperare l'intero villaggio, senza neppure accorgersi di aver speso quei soldi; il vecchio Lobbs che - lo sapevano tutti - aveva mucchi di quattrini depositati nella banca della città vicina; il vecchio Lobbs che - lo dicevano tutti in giro - aveva incommensurabili e illimitate ricchezze, ammassate nella piccola cassaforte di ferro con il grande lucchetto, posta sopra il camino nel salotto sul retro; il vecchio Lobbs che - era risaputo - nei giorni di festa apparecchiava la tavola con una teiera di argento massiccio, una brocchetta per il latte e una zuccheriera, ed era solito vantarsi, nella superbia del suo cuore, che tutti quegli oggetti sarebbero stati di sua figlia quando avesse trovato un uomo di suo gradimento. E davvero cosa straordinaria, lo ripeto, che Nathaniel Pipkin avesse la temerarietà di puntar lo sguardo dritto in quella direzione. Ma l'amore è cieco e Nathaniel aveva gli occhi storti: forse queste due circostanze, messe assieme, gli impedirono di valutare la situazione nella luce giusta.

         «Ora se il vecchio Lobbs avesse avuto anche il minimo, il più remoto sentore di quanto avveniva nell'animo di Nathaniel Pipkin, avrebbe raso al suolo la scuola, annientato il maestro senza lasciarne traccia sulla superficie della terra, o avrebbe commesso qualche delitto o atrocità altrettanto feroce e violenta, perché era una furia scatenata, il vecchio Lobbs, quando si sentiva punto nell'orgoglio o il sangue gli montava alla testa. Come bestemmiava! Che sfilze di imprecazioni rotolavano e rimbombavano per tutta la strada quando si accaniva contro la pigrizia del suo apprendista, tutto pelle e ossa e con gambe che parevano trampoli! Nathaniel Pipkin si sentiva venir la pelle d'oca dalla paura e i suoi scolari avevano i capelli dritti in testa per il terrore.

         «Ebbene, giorno dopo giorno, non appena la scuola finiva e gli scolari se ne andavano tutti, Nathaniel Pipkin si sedeva davanti alla finestra, facendo finta di leggere un libro, ma in realtà sbirciando dall'altra parte della strada in cerca degli occhi luminosi di Maria Lobbs. Non dovette aspettare molti giorni per rivedere, a una finestra del primo piano, gli occhi luminosi, anche quelli, pareva, assorti nella lettura. Delizia e consolazione per il cuore di Nathaniel Pipkin. Per lui era una gioia starsene seduto per ore e ore a guardare quel bel volto dagli occhi chini; ma quando Maria Lobbs prese ad alzare gli occhi dal suo libro e a rivolgere verso di lui quei raggi luminosi, allora la felicità e il rapimento di Nathaniel Pipkin non conobbero limiti. Alla fine, un giorno in cui sapeva che il vecchio Lobbs era fuori, Nathaniel Pipkin ebbe la temerarietà di mandare un bacio sulla mano a Maria Lobbs e Maria Lobbs, invece di chiudere la finestra e di tirar la tenda, lo ricambiò baciandosi la mano. Al che, Nathaniel Pipkin decise che - cascasse pure il mondo - lui avrebbe, senza indugio, obbedito a quanto gli suggeriva il suo sentimento.

         «Mai piede più grazioso di quello di Maria Lobbs, cuore più lieto di quello della figlia del vecchio sellaio, visino con altrettante fossette, figura più leggiadra avevano saltellato con altrettanta grazia sulla terra. C'era nei suoi occhi scintillanti un brillio malizioso che avrebbe raggiunto cuori assai meno sensibili di quello di Nathaniel Pipkin; c'era nella sua risata allegra una nota così gioiosa che avrebbe sedotto al sorriso il più inflessibile dei misantropi. Neppure il vecchio Lobbs, al colmo della sua furia, resisteva alle lusinghe della graziosa figlia; e quando lei insieme alla cugina Kate - una furbetta di tre cotte, impertinente e incantevole - ce la metteva tutta per ottenere qualcosa dal vecchio, il che, a dir il vero, succedeva di frequente, lui era incapace di dir di no e, se glieli avesse chiesti, non si sarebbe rifiutato neppur di tirar fuori uno o due degli innumerevoli e inestimabili tesori, sottratti anche alla luce del giorno e nascosti dentro la cassaforte di ferro.

         «Il cuore di Nathaniel Pipkin esultò una sera d'estate quando vide le due affascinanti giovinette, qualche centinaio di yarde davanti a sé, proprio nel prato dove tante volte, fino a notte inoltrata, aveva passeggiato meditando sulla bellezza di Maria Lobbs. E mentre aveva fantasticato di incontrarla - allora le si sarebbe avvicinato veemente per parlarle della sua passione - ora che, del tutto inattesa, lei gli era davanti, si sentì salire il sangue in faccia con gran danno per le gambe che, private della loro porzione naturale, si misero a tremargli sotto. Quando le due ragazze sostavano per raccogliere un fiore da una siepe o per ascoltare il cinguettio di un uccello, anche Nathaniel Pipkin si fermava, fingendosi assorto in meditazione, il che poi era verissimo perché era lì a lambiccarsi il cervello su cosa fare quando, inevitabilmente prima o poi, quelle si fossero voltate per ritornare sui loro passi e si sarebbero trovati faccia a faccia. Se da una parte aveva paura di raggiungerle dall'altra non sopportava l'idea di perderle di vista: così quando le ragazze affrettavano il passo, lui affrettava il passo; quando quelle indugiavano, lui indugiava; quando si fermavano, lui si fermava, e sarebbero andati avanti in quel modo fino a notte, se Kate non si fosse girata a lanciargli un'occhiata sbarazzina e non gli avesse fatto con la testa un cenno incoraggiandolo a farsi avanti. C'era qualcosa di irresistibile nei modi di Kate, così Nathaniel Pipkin rispose a quell'invito, e con gran rossori da parte sua e grandi risate da parte della maliziosa cuginetta, Nathaniel Pipkin si mise in ginocchio sull'erba umida di rugiada e si dichiarò intenzionato a restar lì per sempre se Maria Lobbs non avesse accolto il suo amore. Davanti a questa dichiarazione la risata gioiosa di Maria trillò nella tranquilla aria della sera - senza turbare la pace dell'ora tanto era bello il suono - e la cuginetta maliziosa rise più irrefrenabilmente di prima e Nathaniel Pipkin si fece più rosso che mai. Alla fine, davanti alle profferte sempre più strenue dell'ometto consunto d'amore, Maria Lobbs volse la testa e sussurrò alla cugina di dire - o comunque Kate disse - che si sentiva onorata dalle parole di Mr Pipkin, che di disporre della sua mano e del suo cuore spettava al padre, ma che nessuno poteva restar insensibile ai grandi meriti di Mr Pipkin. Ora tutto questo venne detto con molta serietà e Nathaniel Pipkin accompagnò a casa Maria Lobbs e si conquistò un bacio di commiato, con il risultato che, quella sera, il maestro andò a letto gongolante come una Pasqua e per tutta la notte sognò di riuscire a rabbonire il vecchio Lobbs, di aprire la cassaforte e di sposare Maria.

         «Il giorno successivo, Nathaniel Pipkin vide il vecchio Lobbs partire sul suo vecchio pony, e, dopo che quella birichina della cuginetta gli ebbe mandato vari segnali, per lui incomprensibili quanto a contenuto e significato, l'apprendista pelle e ossa, con le gambe come stecchi, venne a dirgli che il padrone non sarebbe tornato a casa quella sera e che le damigelle lo aspettavano per il tè alle sei in punto. Come sia riuscito, quel giorno, ad arrivare alla fine delle lezioni, Nathaniel Pipkin e i suoi scolari non sanno dirlo e neanche noi; ma in qualche modo ce la fece e, andati che se ne furono i ragazzi, Nathaniel Pipkin ci mise fino alle sei per vestirsi come piaceva a lui. Non che ci volesse tutto quel tempo per scegliere la roba da indossare tanto più che non aveva da scegliere, ma acconciarsi i vestiti addosso in modo che facessero la loro figura, dopo averli rassettati ad uno ad uno, fu impresa di non trascurabile difficoltà e impegno.

         «C'era una simpatica, piccola brigata che comprendeva Maria Lobbs, la cugina Kate e tre o quattro vivaci ragazzine dall'aria birichina e dalle gote rosee. Nathaniel Pipkin poté constatare con i suoi occhi che i pettegolezzi sui tesori del vecchio Lobbs non erano affatto esagerati. Sulla tavola c'erano davvero la teiera di argento massiccio, la brocchetta del latte, la zuccheriera, i cucchiaini di vero argento per mescolare il tè tazze di vera porcellana per berlo, piatti anche quelli di porcellana per metterci i dolcetti e le tartine. L'unica nota stonata lì dentro era un cugino di Maria Lobbs, fratello di Kate, che Maria Lobbs chiamava "Henry" e che, seduto a un angolo della tavola, si era accaparrato Maria Lobbs tutta per sé. È assai confortante vedere che in famiglia ci si vuol bene, ma a volte si esagera. Nathaniel Pipkin non poteva fare a meno di dirsi che Maria Lobbs doveva tenerci molto ai suoi parenti, se a tutti dedicava le attenzioni che riservava a questo particolare cugino. Dopo il tè, la cuginetta birichina propose di giocare a mosca cieca e, chissà come?, capitò che a essere cieco fosse quasi sempre Nathaniel Pipkin e, ogni volta che metteva le mani sul cugino, era sicuro di trovare nelle vicinanze anche Maria Lobbs. La cuginetta maliziosa e le altre ragazze lo pizzicavano, gli tiravano i capelli, lo facevano inciampare nelle sedie, gli facevano tutti gli scherzi possibili, ma Maria Lobbs non gli andava mai vicino e una volta, beh una volta, sentì - era pronto a giurarlo - lo schiocco di un bacio, seguito da una debole protesta di Maria Lobbs e dalla risatina soffocata delle amiche. Tutto assai strano, sul serio strano, e non si sa quel che Nathaniel Pipkin avrebbe o non avrebbe fatto, se all'improvviso i suoi pensieri non si fossero incanalati in altra direzione.

         «La circostanza che incanalò i suoi pensieri in altra direzione fu un gran pestare al portone. La persona che faceva tutto quel bussare sul portone, chi era, chi non era? se non il vecchio Lobbs in carne e ossa che, ritornato inaspettatamente, martellava a più non posso: pareva un becchino che inchioda una cassa da morto. Voleva la cena. Non appena l'apprendista pelle e ossa, dalle gambe come stecchi, comunicò l'allarmante nuova, ecco che le ragazze scappano su per le scale nelle camera di Maria Lobbs, e che, in mancanza di nascondigli migliori il cugino e Nathaniel Pipkin vengono ficcati in due armadi nei salotto. Quando Maria Lobbs e la cuginetta maliziosa li ebbero messi sotto chiave ed ebbero riordinato la stanza, solo allora andarono ad aprire al vecchio Lobbs che, da quando aveva cominciato a picchiar sulla porta, non aveva più smesso.

         «Purtroppo il vecchio Lobbs, che aveva una fame da lupi aveva anche un umore da lupi. Nathaniel Pipkin lo sentiva ringhiare che pareva un vecchio mastino col mal di gola; ogni volta che lo sfortunato garzone con stecchi per gambe entrava nella stanza, immancabilmente il vecchio Lobbs lo strapazzava con imprecazioni feroci - da far invidia a un turco - per l'unico motivo, a quanto pareva, di alleggerire il petto di un sovraccarico di bestemmie. Alla fine sulla tavola comparve una cena riscaldata e il vecchio Lobbs vi sferrò un perfetto attacco e, quando in quattro e quattr'otto ebbe fatto piazza pulita, diede un bacio alla figlia e volle la pipa.

         «La natura aveva messo le ginocchia di Nathaniel Pipkin a stretto contatto fra loro, ma quando sentì che il vecchio Lobbs voleva la pipa, si misero a sbattere l'una contro l'altra rischiando di polverizzarsi: proprio nell'armadio dove lui se ne stava nascosto, appesa a due ganci, si trovava una grande pipa dal bocchino scuro e dal fornello d'argento, la quale pipa la vedeva da cinque anni, ogni pomeriggio e ogni sera, in bocca al vecchio Lobbs. Le due ragazze andarono a cercar la pipa al pianterreno e al secondo piano, rovistarono in ogni angolo, tranne che dove sapevano di trovarla: per tutto questo tempo il vecchio Lobbs tempestava a non finire. Alla fine gli venne in mente l'armadio e vi si diresse. Fatica sprecata che un ometto come Nathaniel Pipkin tirasse la porta all'indentro, quando un omaccione come il vecchio Lobbs la tirava all'infuori. Il vecchio Lobbs diede uno strattone e l'anta si spalancò: ed ecco Nathaniel Pipkin dritto impalato, che tremava di paura dalla testa ai piedi. Santo cielo! Che occhiataccia da incenerire gli diede il vecchio Lobbs, mentre lo trascinava fuori per il colletto e se lo piazzava davanti col braccio teso!!

         «"Cosa diavolo ci fai qui?", chiese il vecchio Lobbs con voce terrorizzante.

         «Nathaniel Pipkin non riuscì a spiccicar parola, e allora il vecchio Lobbs si mise a scrollarlo avanti e indietro per due o tre minuti, quasi volesse mettergli in ordine le idee.

         «"Cosa ci fai qui? Scommetto che sei venuto per mia figlia".

         «Il vecchio Lobbs l'aveva detto per scherzo: non avrebbe mai immaginato che la presunzione umana potesse indurre Nathaniel Pipkin ad ardire tanto. Quale fu il suo sdegno al sentire il poveretto dire: "Sì, Mr Lobbs, sono venuto per vostra figlia. Io l'amo, Mr Lobbs". "Tu! Moccioso, faccia storta, pappa molle!", ansimò il vecchio Lobbs, impietrito da quella atroce confessione. "Cosa vuoi dire? Venire a dirmelo in faccia! Dannazione, ti strozzo!".

         «Non è da escludere che nell'impeto del furore il vecchio Lobbs avrebbe messo in atto la sua minaccia, se a fermargli il braccio non fosse sopravvenuta una inattesa apparizione, vale a dire il cugino, che, uscito dal suo armadio, si avvicinò al vecchio Lobbs e disse:

         «"Non posso permettere, signore, che questa innocua persona, invitata qui per scherzo dalle ragazze, assuma su di sé, con tanta nobiltà d'animo, una colpa (se di colpa si tratta) che è tutta mia e che sono pronto a confessare. Sono io che amo vostra figlia, signore; io sono voluto venire qui per incontrarla".

         «Nel sentir queste parole il vecchio Lobbs sgranò gli occhi, ma niente a paragone di Nathaniel Pipkin.

         «"Tu hai fatto questo!", disse alla fine ritrovando il fiato.

         «"Sì".

         «"Ti ho proibito di metter piede in questa casa tanto tempo fa".

         «"È vero, altrimenti, stasera, non sarei qui clandestinamente".

         «Sono sicuro - mi dispiace doverlo dire - che il vecchio Lobbs avrebbe schiaffeggiato il cugino, se la deliziosa figlia, con i begli occhi traboccanti di lacrime, non gli si fosse aggrappata al braccio.

         «"Non trattenerlo, Maria", disse il giovanotto. "Se vuole picchiarmi, che faccia pure. Non gli torcerei un capello per tutto l'oro del mondo".

         «A questo rimbrotto il vecchio abbassò lo sguardo e incontrò quello della figlia. Ho già accennato un paio di volte che erano occhi molto luminosi e, pur colmi di lacrime in quel momento, non avevano minore influenza. Il vecchio Lobbs volse il capo quasi per sottrarsi a quella influenza e fortuna volle che il suo sguardo si posasse sulla maliziosa cuginetta che, in parte spaventata dal fratello, in parte divertita da Nathaniel Pipkin, aveva un'espressione così deliziosa con una punta di furberia che tutti, giovani o vecchi, ne sarebbero stati conquistati. Con fare da gattina passò il braccio sotto il suo e gli bisbigliò qualcosa nell'orecchio. Sia quel che sia, fatto sta che il vecchio Lobbs non riuscì a trattenere un sorriso, mentre nello stesso tempo una lacrima gli scivolava lungo la gota.

         «Cinque minuti dopo, le ragazze, ridacchiando un po' intimidite, scesero dalla stanza da letto, e mentre i giovani si divertivano, il vecchio Lobbs prese la pipa e si mise a fumarla: e che pipata fu quella! La più deliziosa e serena che avesse mai fatto.

         «Nathaniel Pipkin pensò bene di non dire nulla e, così facendo, si conquistò la stima e la simpatia del vecchio Lobbs che a tempo debito gli insegnò a fumare e, per molti anni dopo questi avvenimenti, i due ebbero l'abitudine di sedersi in giardino nelle belle serate a fumare e a bere come si deve. Guarì ben presto dai sintomi del suo amore; abbiamo trovato il suo nome nel registro della parrocchia perché fu testimone alle nozze di Maria Lobbs con il cugino. E da documenti di diversa natura risulta che la sera del matrimonio Nathaniel Pipkin venne messo in gattabuia per aver turbato con schiamazzi notturni, in stato di estrema ubriachezza, la quiete della cittadina con l'aiuto e la collaborazione dell'apprendista tutto pelle e ossa, con le gambe che parevano stecchi».




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