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Lunario dei giorni di scuola


Ventinovesima settimana intermezzo

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Registro di classe

Sandro Onofri

9 novembre.


C’è assemblea di classe. Da dentro le aule arrivano risate e qualche urlo. Due ragazze escono dalla III A e vanno in bagno, ridendo tra loro. Nella tasca dei blue-jeans si vede il bozzo rettangolare delle sigarette. Due alunni leggono invece il Corriere dello Sport che il bidello ha lasciato sul tavolo. La maggior parte dei colleghi sta in sala professori. Io mi metto da una parte e sorseggio il succo di cicoria che si può prendere a cinquecento lire dalla macchinetta del caffè sul corridoio. A un certo punto, verso la fine dell’ora, mi vengono incontro due allievi di seconda, Marco e Domenico. Ridono, ma sono un po’ imbarazzati: «Professo’, è vero che lei non se la prende a male se abbiamo detto pure qualche cosa contro di lei?» In teoria non dovrei prendermela, però in pratica... Ma perché, cosa c’è che non va? Siamo stati a lavorare in armonia fino a un’ora fa, e adesso mi venite a dire che ci sono problemi? Mi risponde Diego, capelli a tappetino pieni di gelatina on the top, e poi il deserto da un’orecchia all’altra: No, dice, professo’, sa di che si sono lamentati? Che lei fa troppa politica, e poi si vede troppo che è uno di sinistra. Lei, dicono sempre loro, professo’, lei dovrebbe dire pure qualche cosa di destra. Io cado dalle nuvole. Io fare politica in classe? E quando mai? Ma vi siete impazziti? Ma se siete pure venuti a chiedermi per chi si deve votare, e vi ho risposto che sono cose personali, che dovete leggere e informarvi e farvi un’idea da soli? Adesso mi sto un po’ arrabbiando. I ragazzi sono ragazzi, e va bene, però pure le cazzate sono cazzate. Ma che non è vero che lei è di sinistra?, insiste con un’aria furbastra l’altro, Roberto. E vabbe’, ma mica è un delitto, rispondo. E poi non mi avete ancora spiegato cosa avrei fatto, io, di sinistra? A questo punto, i due si guardano e scoppiano. E vabbe’, ’a professo’, tutti quei brani che ci ha fatto leggere sul razzismo, Malcolm X, Martin Luther King, e Làscacas (che sarebbe Las Casas) e poi quell’altro, lì, Primo Levi... eh! Allora, per fare le cose fatte bene, ci doveva fare leggere pure qualche razzista! E cioè?, chiedo. E che ne so, per esempio ci dovrebbe far vedere Skinheads. Ma questo, mi informo, chi lo dice? Tu o loro? No, sempre loro. Allora mi tocca spiegare che essere antirazzisti non è di destra né di sinistra. È semplicemente da persone intelligenti. Aggiungo che non sempre c’è l’obbligo di dare spazio a due punti di vista opposti. Se affrontiamo il fenomeno dello stupro, per esempio, non è che mi potete accusare di essere comunista perché non invito a scuola uno stupratore. Ve lo immaginate? Benvenuto a scuola, signore, se per favore, in onore alla par condicio, vuole concederci un po’ del suo tempo prezioso per spiegarci il suo punto di vista... Capiscono che non è aria, se ne vanno.



















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