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Lunario dei giorni di scuola


Sesta settimana intermezzo

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I VIAGGI DI GULLIVER

  Jonathan Swift

     

      Le loro idee  riguardi  ai  doveri  dei  genitori  e  dei  figli  sono

      l'opposto  delle  nostre.  Dato  che l'unione dei sessi si fonda sulla

      grande legge della natura per propagare  e  continuare  la  specie,  i

      lillipuziani  uomini e donne vanno insieme né più né meno che come gli

      altri animali, seguendo l'istinto della concupiscenza; l'affetto per i

      figli deriva quindi dallo stesso principio naturale.  Per  questo  non

      sfiora  loro il cervello che un figlio debba sentirsi in obbligo verso

      il padre per averlo generato o verso la  madre  per  averlo  messo  al

      mondo;  la qual cosa, considerate le miserie della vita, non è, in sé,

      né un beneficio né un atto di  volontà  dei  genitori,  in  tutt'altre

      faccende  affaccendati  durante i loro incontri amorosi.  Per questi e

      simili ragionamenti,  è loro opinione che i genitori siano gli  ultimi

      fra tutti a meritare la fiducia di una buona educazione dei figli. In

      ogni città hanno nidi d'infanzia pubblici,  dove tutti i genitori,  ad

      eccezione dei contadini,  devono inviare i figli di entrambi  i  sessi

      all'età  di  venti  lune,  quando  si  pensa che abbiano acquisito una

      qualche propensione all'obbedienza, per essere allevati ed educati. Ci

      sono scuole di vario genere,  adatte alle diverse condizioni  dei  due

      sessi, con insegnanti che addestrano i ragazzi a quel tipo di vita che

      si confà ai loro genitori, sviluppando nel contempo le loro capacità e

      inclinazioni.  Darò  prima  qualche  notizia  degli asili per maschi e

      quindi di quelli per femmine.

      Quelli per maschi di famiglie nobili o elevate sono dotati di  maestri

      saggi  e  severi  affiancati  da  uno  stuolo  di  assistenti.  Cibo e

      vestiario sono semplici e privi di ricercatezza.  Gli allievi  vengono

      allevati  nel rispetto dei principi dell'onore,  della giustizia,  del

      coraggio, della modestia, della clemenza, della religione e dell'amore

      per la propria terra;  inoltre si affida loro qualche cosa da fare  in

      ogni ora del giorno, ad eccezione di quando mangiano e dormono. Questi

      sono d'altra parte intervalli assai brevi,  ai quali andranno aggiunte

      due ore di svago, impiegate nel compiere esercizi fisici. Fino all'età

      di quattro anni ci sono degli uomini a vestirli, dopo di che, malgrado

      la loro elevata condizione sociale, devono farlo da soli; le donne che

      svolgono il loro servizio nelle  scuole,  tutte  sui  cinquanta  anni,

      compiono  soltanto  i servizi più umili.  Ai bambini non è concesso di

      conversare con la  servitù  e  si  divertono  in  gruppi  più  o  meno

      numerosi,  sempre  sotto gli occhi di un maestro o del suo assistente.

      In questo modo si impedisce che ricevano le  deleterie  influenze  del

      vizio e della follia,  alle quali sono sottoposti i nostri bambini.  I

      genitori possono far visita ai figli solo due volte all'anno e per non

      più di un'ora;  è loro concesso di baciarli  solo  all'arrivo  e  alla

      partenza, mentre il maestro, presente a questi incontri, impedirà loro

      di  parlare  sottovoce  al  bambino,  di  usare vezzeggiativi nei suoi

      confronti, di portargli regali, giocattoli, dolciumi e roba simile.

      La retta per il mantenimento e l'educazione dei figli è a  carico  dei

      genitori  e,  se  non  viene pagata,  se ne delega la riscossione agli

      esattori imperiali.

      Gli asili per i figli della classe media, di mercanti,  commercianti e

      artigiani sono organizzati,  in proporzione, secondo lo stesso schema;

      i ragazzi avviati a qualche mestiere,  vanno a  fare  gli  apprendisti

      all'età  di  sette  anni,  mentre  i  figli  dei notabili continuano a

      studiare fino a quindici anni,  età che corrisponde a ventuno da  noi,

      ma la vita di collegio si fa meno rigida durante gli ultimi tre anni.

      Negli  asili  femminili  le bambine di nobile famiglia vengono educate

      come  i  maschi,  con  la  sola  differenza  che  vengono  vestite  da

      inservienti  del loro sesso,  sempre al cospetto del maestro e del suo

      assistente,  finché non siano in grado di farlo  da  sole  all'età  di

      cinque anni. Se qualcuna di queste inservienti cede alla tentazione di

      raccontare  alle  bambine  storie  paurose  o fiabesche,  oppure certi

      pettegolezzi che le cameriere comunemente divulgano,  vengono frustate

      in  pubblico per tre volte,  imprigionate per un anno e confinate vita

      natural durante nelle più squallide contrade del paese. In questo modo

      si insegna alle fanciulle, come ai maschi, a disprezzare la codardia e

      la frivolezza e a non curarsi degli ornamenti della  persona  che  non

      rientrino  nella  normale  decenza  e  pulizia.  Non ho notato nessuna

      differenza  nella  educazione  dei  due  sessi,  ad  esclusione  degli

      esercizi  fisici  che,  per le ragazze,  sono meno pesanti e di alcune

      nozioni di economia domestica impartite loro;  riducendo sensibilmente

      la  cultura  generale,  la  loro  massima è infatti che,  fra gente di

      rango,  una moglie deve essere sempre una saggia e piacevole compagna,

      dal  momento  che  la  sua  giovinezza  non  dura  in  eterno.  Quando

      raggiungono i dodici anni,  che  è  l'età  del  matrimonio  per  loro,

      tornano a casa,  mentre ai vivissimi ringraziamenti dei genitori e dei

      tutori,  nei confronti degli insegnanti,  si unisce il pianto  dirotto

      delle ragazze che danno l'addio alle compagne.

      Negli  asili  per bambine di più umile rango si avviano le convittrici

      ai lavori che appropriati al loro sesso e alla loro condizione. Quelle

      che fanno le apprendiste, escono a sette anni, le altre restano fino a

      undici.

      Le famiglie modeste che tengono i figli in questi istituti, oltre alla

      retta  annuale  che  per  loro  è  assai  bassa,   devono  fornire  al

      dispensiere   una   piccola  parte  dei  loro  guadagni  mensili  come

      sovvenzione al mantenimento della loro prole;  per questo le spese dei

      genitori  sono limitate dalla legge.  Infatti i lillipuziani ritengono

      che non ci sia niente di più egoistico degli atti di quella gente che,

      per soddisfare il proprio piacere, mette al mondo dei figli, lasciando

      agli altri l'onere di mantenerli.  Le persone di condizione elevata si

      impegnano  a  destinare una certa somma ad ogni figlio,  a seconda del

      rango,  e queste somme vengono sempre amministrate con grande senso di

      economia e giudizio.

      I  contadini  si tengono i figli a casa e siccome il loro compito è di

      coltivare la terra,  la loro educazione ha poca importanza per il bene

      pubblico;  i  vecchi e i malati sono mantenuti in ospizio,  ed infatti

      l'accattonaggio è un'attività sconosciuta in questo paese.




















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