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Lunario dei giorni di scuola


Cinquantaduesima settimana

immlunarioterza


Jude lo scuro    

Thomas Hardy

(…)

Il maestro di scuola stava per lasciare il villaggio, e tutti sembravano dispiaciuti. Essendo più che sufficiente per gli effetti che portava con sé, il mugnaio di Cresscombe gli aveva prestato il carretto con il telone bianco di farina, e il cavallo, per trasportare le sue cose alla città cui era diretto, distante una ventina di miglia da lì.

Il suo alloggio presso la scuola, infatti, era stato arredato in parte dagli amministratori, e l’unico oggetto ingombrante di sua proprietà oltre alla cassa dei libri era un piccolo pianoforte verticale, da lui acquistato a un’asta l’anno in cui aveva pensato di imparare a suonare uno strumento. Svanito l’entusiasmo iniziale, non aveva mai raggiunto alcuna abilità con i tasti, e da allora l’acquisto era stato per lui fonte di continui fastidi durante i traslochi.

(…)

Un ragazzetto di undici anni, che aveva assistito pensieroso al trasloco, si avvicinò allora al gruppo degli uomini, e mentre costoro, incerti sul da farsi, si fregavano il mento, arrossendo al suono della propria voce disse: «Mia zia ha una grande cantina, e forse potreste metterlo là finché non avrete trovato dove sistemarvi, signore».

«Un’ottima idea», disse il fabbro.

Fu deciso di inviare una deputazione dalla zia del ragazzo - una vecchia zitella del paese - per chiederle se avrebbe tenuto in casa il pianoforte finché il signor Phillotson non avesse mandato a ritirarlo. Il fabbro e il fattore si allontanarono per verificare la praticabilità di quella soluzione, e il ragazzo e il maestro rimasero soli, in piedi nel soggiorno.

«Ti dispiace che parto, Jude?», domandò quest’ultimo con affetto.

Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime, poiché egli non era uno degli scolari regolari della mattina, che vivendo ogni giorno a contatto con il maestro erano alieni da qualsiasi romanticismo, ma aveva frequentato la scuola serale solo durante il trimestre appena concluso. A dire il vero, in quel momento gli scolari regolari, come certi discepoli del passato, evitavano di farsi vedere nei paraggi, essendo poco propensi a offrirsi con entusiasmo di aiutarlo.

Il ragazzo aprì imbarazzato il libro che teneva in mano, regalatogli dal signor Phillotson per ricordo, e ammise che gli dispiaceva.

«Anche a me», disse il signor Phillotson.

«Perché ve ne andate, signore?», chiese il ragazzo.

«Oh, sarebbe troppo lungo spiegarlo. Non capiresti le mie ragioni, Jude. Forse potrai capirle quando sarai più grande».

«Credo di poterle capire anche adesso, signore».

«E va bene - ma non andarlo a raccontare in giro. Sai cosa è una università e una laurea? È il lasciapassare necessario per chiunque voglia concludere qualcosa nell’insegnamento. Il mio progetto, o il mio sogno, è di laurearmi…”