frecciagialla

Lunario dei giorni di paura


Ventisettesima settimana

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Jorge Amado

Teresa Batista stanca di guerra

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VIDE cose spaventose, in quei giorni di vaiolo nero, il popolo di Buquím. Vide il direttore dell’Ufficio di Igiene, un giovane dottore laureato, fuggire, una fuga cosí disordinata da arrivare al punto di prendere il treno sbagliato, facendo un viaggio ad Aracajú via Bahia, perché il vaiolo lo aveva espulso dalla città. La corsa precipitosa del fuggitivo, descritta con tutti i particolari dal farmacista davanti all’informatissima porta della sua bottega, provocò le risa, in mezzo a tanto pianto per i morti. Dove vai tanto di fretta, o dottorino? Vado ad Aracajú a prendere i vaccini. Ma questo treno non ci va, viene da Aracajú e va a Bahia. A me serve qualsiasi treno, qualsiasi meta, il tempo stringe. Ma i vaccini, dottorino, li ho portati io, li ho qui con me, una riserva sufficiente per vaccinare tutto lo Stato di Sergipe da un capo all’altro e ne avanza ancora. Ebbene, buon pro le facciano, e può tenersi anche gli elettori di Buquím, anzi se ha denaro e competenza anche la ragazza che è una cosa da leccarsi i baffi. Vide cose spaventose in quei giorni di vaiolo a pustole de canudo il popolo di Buquím. Vide per esempio le puttane di Muricapeba, strano e sparuto battaglione al comando di Teresa Batista, sparpagliarsi per la città e per le campagne a somministrare il vaccino. Bel-Deretano col suo sedere colossale; la magra Maricota adatta per i patiti del genere scheletro che è molto alla moda; Mani-di-Fata, che ai tempi in cui era pulzella era stata soprannominata cosí dai suoi innamorati, fino al giorno che uno di loro non si accontentò piú della mano e le fece la carità del servizio; Focaccina-Molle, floscia, grassoccia, per quelli che preferiscono il genere anguria molle o materasso-di-carne, c’è a chi piace; la vecchia Gregoria con cinquant’anni di fatiche sulle spalle, contemporanea del dottor Evaldo, infatti erano arrivati a Buquím lo stesso giorno; la giovane Cabrita, quattordici anni d’età e due di mestiere, col suo sorriso timido. Quando Teresa le aveva invitate, la vecchia aveva detto di no, chi è cosí folle di andarsi a ficcare in mezzo al vaiolo? Ma Cabrita aveva detto sí, io ci vado. Ci fu una discussione violenta, oltre la vita, cosa avevano da perdere, loro? E la vita di una puttana di campagna, morta di fame, che merda vale? Neanche il vaiolo la vuole una vita cosí a buon mercato, persino la morte la rifiuta. Gregoria non è ancora stufa di miseria? Ci andarono tutte e sei e impararono a vaccinare da Teresa, da Maxí e dal farmacista, in fretta impararono – per chi fa il mestiere della prostituta niente è difficile, credetemi. Andarono a raccogliere le buíne secche nelle stalle, lavarono gli indumenti degli appestati, lavarono i malati con permanganato, perforarono le pustole, scavarono fosse, seppellirono gente. Le puttane, da sole. Vide cose spaventose, in quei giorni di vaiolo grande, il popolo di Buquím. Vide gli ammalati che andavano per le strade e nelle vie, dopo esser stati cacciati via dalle fazendas, in cerca del lazzaretto e morivano in cammino. Vide la gente che fuggiva, abbandonando la sua casa per paura del contagio, senza meta, senza direzione – quasi deserto rimase il rione di Muricapeba. Due fuggitivi andarono a chiedere ricovero al podere di Clodô e costui li ricevette imbracciando il moschetto, via di qui, andate all’inferno. Quelli insistettero, cominciarono a piovere pallottole: uno dei due morí subito, l’altro prima di morire penò molto, e Clodô non sapeva che era già contagiato: lui, la moglie, due figli piú un altro adottivo, non restò nessuno, se li pappò tutti il vaiolo. E vide, finalmente, quel popolo stupefatto, la sunnominata Teresa Batista raccogliere un vaioloso per la strada e con l’aiuto di Gregoria e di Cabrita infilarlo in un sacco di iuta caricandoselo sulle spalle. Era Zacarias, ma né la vecchia né la ragazzina riconobbero in lui il frustrato cliente di poche sere prima – lui e altri tre vaiolosi erano stati espulsi dalla proprietà del coronél Simão Lámego. Non voleva saperne, il coronél, di contagio sulle sue terre, che andassero a morire dove volevano, ma non lí dove rappresentavano una minaccia per gli altri lavoratori e per i membri di quella illustre famiglia. Quando Zacarias e Tapioca si erano ammalati di vaiolo il coronél era assente e perciò erano rimasti lí e Tapioca era morto subito non senza contagiarne altri tre. Ma con l’arrivo del padrone quella pacchia era finita, il capomastro aveva ricevuto ordini categorici e i quattro ammalati si erano dovuti trascinare lontano dai cancelli sotto la minaccia di una pistola. Tre di loro s’internarono nel mato in cerca di un posto dove morire in pace, ma Zacarias alla vita ci teneva. Nudo, esposte le piaghe, il viso tutto un apostema, vaiolo de canudo, una apparizione infernale, dove passava metteva in fuga la gente. Andò a cadere privo di forze sulla piazza principale davanti alla chiesa. Venne Teresa e con l’aiuto delle due puttane – perché nessun uomo del luogo, neppure Maxí das Negras ebbe il coraggio di toccare il corpo putrescente del bracciante –, come un fagotto lo infilò nel sacco e se lo mise sulle spalle per portarlo al lazzaretto, dove si trovavano già due donne e un giovane contadino, che vi erano andati con le proprie gambe, piú altri quattro che venivano da Muricapeba. Attraversando la iuta il pus di Zacarias andava a appiccicarsi al vestito di Teresa, e le scivolava giú, vischioso, lungo il corpo.

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WEEK-END, è andato a passare il week-end alla capitale... – se la rideva ironicamente il farmacista Camilo Tesoura commentando la partenza del dottorino e tagliandogli i panni addosso a colpi di cesoia in piena epidemia. – Adesso il direttore dell’Ufficio di Igiene è Maxí das Negras e come infermiere ha le bagasce della «zona». Ma persino quel linguacciuto del farmacista fu costretto a chiudere il becco quando si vide davanti Maximiano col volto butterato dal vaiolo. Sebbene fosse stato rivaccinato subito all’inizio dell’epidemia, finí per dover pagare la propria quota. Allora Teresa Batista assunse la direzione esclusiva della battaglia, sistemò Maxí nel letto del dottorino, dato che la casa era disabitata perché Teresa era andata a stare a Muricapeba con le prostitute. Agli ordini di Teresa esse vaccinarono la maggioranza degli abitanti della città e parte della popolazione rurale. Essendo tutte molto conosciute in quel posto, dove vivevano ed esercitavano il mestiere, riuscivano con relativa facilità a convincere i renitenti e gli ottusi. In campagna Teresa Batista affrontò il coronél Simão Lámego, nella cui proprietà era proibita l’entrata ai vaccinatori – dietro il vaccino viene il vaiolo, pensava e ripeteva il fazendeiro. Teresa non tenne conto di quella proibizione e entrò per il cancello senza chiedere il permesso, seguita da Maricota e Bel-Deretano. E dopo molte discussioni e anche brutte parole, finí per vaccinare persino il coronél. Non era tipo da far picchiare una donna, lui, e quella invasata, bella da morire, non mollava, aveva deciso di non andarsene senza aver vaccinato tutti i dipendenti. Il coronél ne aveva già sentito parlare, aveva saputo dei vaiolosi che si era caricata sulle spalle per portarli al lazzaretto, e, vedendola pronta a tutto e decisa ad affrontarlo tranquillamente come se non fosse stata davanti al turbolento coronél Lámego, comprese che tutta la sua cocciutaggine non rappresentava nient’altro che una triste vanità in confronto al coraggio di quella cabocla. Signorina, Vossignoria è un diavolo e mi tocca cedere.


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